Don Marco, fidei donum a Cuba

Venerdì 11 febbraio, abbiamo avuto il piacere di ascoltare la testimonianza missionaria di don Marco Pavan, prete a Vimercate, attualmente fidei donum a Cuba.

Cuba è stata l’ultima colonia spagnola ad acquisire l’indipendenza e i cubani per questo motivo, possono chiedere doppio passaporto, cubano e spagnolo. I cubani, con il passaporto, possono entrare solo in Russia, Corea del Nord, Vietnam, Iran e Venezuela, per tutti gli altri Stati è necessario anche il visto, che però il governo Cubano non sempre concede. Nel 1950 Cuba era tra i 30 paesi più ricchi del mondo. C’erano pochissime persone molto ricche in contrapposizione a una stragrande maggioranza molto povera. Negli anni ’50 nasce il movimento “ideologico per la liberazione” con il desiderio di dare eguaglianza, lavoro, istruzione e la possibilità di accedere alla sanità. Nel ’53 Fidel Castro, Che Guevara con altri rivoluzionari, vengono ricercati per essere giustiziati, allora c’era il regime di Batista, in quel momento il Vescovo di Santiago di Cuba, intercede perché venga salvata la vita a Fidel. All’inizio gli Stati Unti pensavano che la Rivoluzione avesse vita breve, ma dopo qualche anno decidono per un intervento militare (la Baia dei Porci), che finirà con un fallimento clamoroso.

L’Unione Sovietica ha garantito a Cuba per decenni infrastrutture: costruzioni di strade, l’autostrada, ospedali, università, ha formato i più alti gradi dell’esercito, ma anche dirigenti e insegnanti. Queste persone venivano formate direttamente in Russia. A Cuba in quel periodo giravano parecchie merci ma venivano tutte dalla Russia. Negli anni ’50, l’80% delle merci veniva prodotto a Cuba e il 20% importato, fino a questi anni, dove l’80% delle merci è importato e il 20% è prodotto a Cuba. Nel 1991 con il crollo dell’Unione Sovietica, Cuba si trova da sola e con una grave crisi economica e cerca altri alleati, principalmente nell’America Latina, come Bolivia, Venezuela e Brasile. L’unico appoggio ora è il Venezuela.

Cuba “produce” medici, la cui formazione ha costi bassissimi, perché gli studenti di medicina, già dal primo anno di università hanno molte ore di tirocinio negli ospedali, questo permette loro di avere un ottima preparazione. I medici cubani vengono mandati in missione in tutto il mondo, durante la pandemia erano stati anche in Italia.

Il Venezuela, in cambio dell’esercito, del “Intelligence” (formata dal KGB), e dei medici, dà petrolio a Cuba, questo consente a Cuba di avere l’elettricità e carburante per i mezzi di trasporto. Se il Venezuela va in crisi economica, di riflesso va anche Cuba. Con la crisi economica che è diventata insostenibile, arriva una Riforma economica durissima, gli stipendi vengono aumentati di quattro volte, ma i prezzi sono aumentati di cinque volte, bisogna aggiungere che nei negozi molte merci scarseggiano e quindi le persone acquistano al mercato nero dove i prezzi sono dieci volte maggiori, di conseguenza è aumentata la povertà. Molti cubani hanno parenti all’estero, soprattutto in Spagna, questi, mandano spesso soldi per aiutare a casa. Negli anni ’60 c’è stato un progetto chiamato PETER PAN , molti figli di cubani sono stati imbarcati su una nave destinazione Stati Uniti, migliaia di bambini dai 3 ai 10 anni, un intera generazione migrata, questi figli, ora cresciuti, sostengono le loro famiglie a Cuba.

Dopo la Rivoluzione, Fidel, espelle tutti i religiosi stranieri, rimane solo il clero cubano, vengono chiuse tutte le associazioni cattoliche, i cristiani vengono processati sommariamente in quanto contro la Rivoluzione. Questo fino alla visita di Papa Giovanni II, dove di nuovo vengono riammessi i religiosi stranieri. Quindi ritornano anche i preti cattolici, ma trovano una Chiesa, senza preti da molti anni, senza la possibilità di celebrare, perché i pochi che frequentavano la chiesa, rischiavano il posto di lavoro. La fede sopravvive mista alla Santeria, c’è un contesto di pluralismo religioso, ci sono i protestanti, i pentacostali, gli atei, i cattolici sono solo il 5%. A livello di Stato, c’è un grande controllo, anche nelle attività parrocchiali.

Don Marco si trova nella Diocesi di Santiago di Cuba a 1000 km da l’Avana, una distanza che rende complicata qualsiasi attività, perché anche per una firma, bisogna andare nella capitale. È una diocesi di 900.000 abitanti, 16 parrocchie, la parrocchia di don Marco conta 125.000 abitanti, divisi tra la città e le campagne. Una particolarità è la Casa Missione, sono case private dove si fa catechesi, incontri, preghiere, dove si fa “relazione personale”, una volta al mese il sacerdote celebra la messa. Don Marco spiega come anche lui abbia imparato a Cuba, l’importanza della “relazione personale”:

“La testimonianza si dà attraverso la nostra umanità”.

I villaggi sono molto distanti, sia dalla città che tra loro, quindi purtroppo il sacerdote va una volta al mese per poche ore. Le famiglie si sono “allontanate” dalla preghiera, quindi i bambini pregano solo durante la catechesi, questo fa si che ogni mese, si ricomincia da capo. Nella parrocchia di don Marco, c’è un servizio mensa per 25 anziani che hanno difficoltà economiche, il doposcuola per 120 ragazzi tra elementari, medie e superiori, un progetto di aiuto alla vita per adolescenti, purtroppo molti giovani usano il proprio corpo come “merce di scambio”, e l’aborto è il metodo contraccettivo più usato. La scuola è garantita dallo Stato così come la sanità è garantita a tutti, l’80% degli studenti universitari studia medicina (soprattutto perché possono fare missioni all’estero), quindi i medici ci sono, ma mancano gli strumenti per la diagnostica e le medicine (queste si trovano soprattutto al mercato nero).

La scelta che don Marco con don Adriano (altro prete italiano della sua parrocchia), hanno fatto, è stare in mezzo alla gente, vivendo come e per loro “tante volte è facile essere ricchi in mezzo ai poveri, essere poveri in mezzo ai poveri, condividendo le loro fatiche, quando manca qualcosa, manca per tutti”  dice don Marco. La famiglia cubana è molto in crisi perché negli anni dopo la Rivoluzione l’idea era che il principale educatore era lo Stato. I bambini frequentavano le elementari vicino casa, ma per le medie e le superiori, andavano nei collegi, dove l’educazione era piuttosto rigida, una volta diventati adulti e tornati a casa, i genitori non erano in grado di aiutare i loro figli. Anche a Cuba esistono molte famiglie “allargate” che arrivano ad avere fino a 10 genitori. I valori morali sono in crisi, lo stesso Stato si è accorto della situazione è ha creato un progetto “Genitore educa tuo figlio”. Le famiglie cubane sono portate avanti dalle nonne, spesso le madri medici, sono all’estero in missione e i figli sono lasciati alle nonne. Ogni famiglia ha diritto ad una tessera, per una quantità piuttosto limitata di beni, se la famiglia necessita di qualcosa in più, o va nei negozi dove si acquista in dollari o acquista al mercato nero.

La campagna è scarsamente coltivata, la gente è demotivata a coltivare perché spesso le colture gli vengono rubate e altre volte le piccole cooperative sono obbligati a vendere la metà del raccolto allo Stato, che il più delle volte ritarda il ritiro tanto che i prodotti sono poi da buttare e naturalmente non vengono pagati. Ai contadini viene comunque garantito un minimo sussidio dallo Stato, sia che lavorano sia che non.

Le domande più frequenti che la gente faceva a don Marco erano, che cosa mangiava e se aveva l’aria condizionata in camera, se la risposta fosse stata, carne o pesce e si, ho l’aria condizionata, la gente lo avrebbe visto come un turista, non come un prete. La gente apprezza se vivi come loro, in mezzo a loro.

La generazione che ha fatto la Rivoluzione ed era con Fidel Castro si fidava, lui aveva chiesto sacrifici ma la gente aveva fiducia in lui. Anche adesso lo Stato chiede gli stessi sacrifici ma questa generazione non ha fiducia per un loro futuro a Cuba. Lo scorso 11 Luglio ci sono state delle manifestazioni in varie città, a causa della pandemia e della pesante crisi economica, i manifestanti, grazie ad internet e a WhatsApp, avevano seguito le orme di altre manifestazioni in altre parti del mondo, ma il regime ha bloccato internet e ha represso in modo molto duro i manifestanti. Molti giovani sono stati incarcerati con pene fino a 12 anni per aver fatto foto e video durante la manifestazione.

Alla fine della serata, una particolare domanda è stata fatta a don Marco : “è cambiata la percezione del tuo rapporto con Dio?” la sua risposta è stata:

“Il mio rapporto con Dio è cambiato molto perché è cambiato il mio rapporto con le persone, il modo di vedere e di lasciarmi interrogare da ciò che vivo.
Sento più vero il “sentir compassione” di Gesù di cui ci parlano i Vangeli.”

Pagliccia Tina

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